L’Al-Hilal e l’Al-Ahli sull’attaccante e su Zielinski. De Laurentiis pronto a cautelarsi con David del Lilla
Le chiamano (ancora) trattative ma in realtà ad un certo punto diventano prove di resistenza, magari con test attitudinali. Sono maratone in cui i nervi aiutano, ovvio, ma poi comincia ad essere necessario anche il fisico. Quando Roberto Calenda compare a Rivisondoli, all’Acqua Montis Resort, è da un po’ cominciato un nuovo giorno, fa un bel caldo secco, in albergo non c’è più nessuno, sono al campo, e Aurelio De Laurentiis è lì che lo aspetta: alle undici del mattino, nella quiete del silenzio, è così bello starsene a chiacchierare d’un contratto in cui ognuno deve tirar fuori il meglio di sé. Ma quando Roberto Calenda, ch’è il manager di Osimhen, se ne va, sono volate via quattro ore e forse di più, c’è stato modo di divagare su cifre e metodi, di impiantare qualcosa che sembra assai più di un’idea e che però non è ancora un accordo, e forse per stanchezza o anche no, poi hanno deciso di lasciarsi così, senza un pizzico di rancore.
Osimhen e l’ottavo appuntamento
C’erano già stati sette appuntamenti, tre a Dimaro e quattro a Rivisindoli, ma ormai anche i taccuini sono «sfiancati», e l’ottavo – a memoria d’uomo – è il più lungo di tutto, un amabile braccio di ferro ch’è servito per impostare qualcosa o anche no. I fatti separati dall’Arabia sono noti: il Napoli vuole tenere Osimhen che vorrebbe starsene a Napoli, però…Si può restare dove porta il cuore, ma senza danneggiare il portafogli, che in genere sta due dita più in là: i quattro milioni di euro (più bonus) non bastano più, e pazienza se è tutto scritto in quel patto ufficiale siglato a Capri nell’estate del 2000. Sono cambiate le condizioni, sono comparsi gli sceicchi, vai a capire se ci sia ancora un club europeo capace di stuzzicare VO9, e comunque è quasi un’altra vita, certo un’altra dimensione. Roberto Calenda sta dialogando con De Laurentiis a distanza ravvicinata, quattro ore o anche cinque non vengono sprecate senza che esista una base, e in queste chiacchierate in cui si devono definire l’ingaggio, l’eventuale durata del nuovo contratto (2027) e chiaramente la possibilità di stabilire l’entità della clausola o la sua stessa esistenza, ci sta pure il piano di fronteggiare l’attacco dell’Arabia, che è estraneo al suo mandato. Calenda discute per sistemare la questione, per rinforzare l’asse tra De Laurentiis e il Napoli, per accontentare il suo assistito, che preferisce rimanere con la maglia azzurra addosso – e se proprio dovesse salutare, eventualmente andare in Premier ma con vista Champions – e che ai soldi arabi guarda, certo, ma in prospettiva.
De Laurentiis, ecco come sfida gli sceicchi
Ma il mercato è infestato da interessi sotterranei o laterali e da manager che si muovono nell’ombra: l’Al-Hilal si sarebbe (ri)fatto avanti, solita strategia, stuzzicando Osimhen, facendogli intravedere la possibilità di guadagnare 45, persino 50 milioni all’anno per il prossimo triennio, se vuole per un quinquennio; e poi, lasciando circolare voci laterali, avrebbe sussurrato che avrebbe accontentato il Napoli con 160, 170 milioni di euro, anche 200 che sommati a quelli potenzialmente in arrivo per la cessione di Zielinski farebbero 200-230 milioni o giù di lì, utilizzati poi in parte per arrivare a David del Lilla. Ma De Laurentiis se ne sta nel suo bunker, lascia sfilarsi addosso ogni libera interpretazione del mercato, cerca di sfidare gli sceicchi, di alzare una parete scivolosa e resistente intorno al suo gioiello, prova a resistere a qualsiasi forma di accerchiamento, prepara il nono appuntamento con Calenda per cercare di strappare a lui e ad Osimhen quella firma che spazzerebbe via qualsiasi preoccupazione, che non si è ancora trasformata a Napoli in paura. Mercoledì 9 agosto dista niente da sabato 19, quando a Frosinone partirà la difesa dello scudetto: con Osimhen o senza, sarebbero storie diverse. Si va avanti a oltranza.
Fonte: Corriere dello Sport