È morto all’età di 86 anni Carlo Mazzone, figura storica del calcio italiano
Prima da giocatore e poi da allenatore, il romanissimo “Sor Carletto” è stato uno dei personaggi più amati non soltanto dai tifosi, ma anche dagli stessi calciatori con cui ha lavorato nel corso della sua lunghissima carriera. È suo, infatti, il record di panchine in Serie A: sono 792 (spareggi esclusi)
Aveva 86 anni. Nel 2019 gli è stata intitolata la nuova tribuna Est dello Stadio Cino e Lillo Del Duca di Ascoli Piceno, e nello stesso anno è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.
Nel campionato 1969/70, Mazzone, nella penultima giornata di andata, sostituì fino al termine della stagione l’allenatore Eliani portando la squadra per la prima volta nella sua storia in testa al campionato, sfiorando la promozione. Ad Ascoli, Mazzone rimane fino al 1975 conquistando due promozioni in tre anni, e portando i bianconeri fino in Serie A
Tra le altre ha allenato la Fiorentina e successivamente il neopromosso Catanzaro, nel 1978 e ottiene due salvezze in Serie A. Nel 1980, però, torna dove aveva cominciato la carriera: ad Ascoli. In bianconero rimane altre cinque stagioni ottenendo grandi risultati come il sesto posto nel 1981/82 e le successive quattro salvezze consecutive
Dopo Bologna nel 1985/86, in Serie B, Mazzone viene ingaggiato dal Lecce, ancora in B, subentrando a dieci giornate dal termine. L’allenatore romano centra l’obiettivo della promozione in Serie A l’anno successivo, arrivando secondo alle spalle del Bologna. In Salento, Mazzone rimane per altri due anni in Serie A, conquistando due salvezze, la prima delle quali arrivando addirittura al nono posto
Dopo una breve parentesi al Pescara, nel 1991 Carlo Mazzone approda a Cagliari, dove rimane per due anni. Alla sua seconda stagione in Sardegna, sotto la sua guida i rossoblù conquistano uno storico sesto posto nel 1992/93: l’allenatore romano qualifica il Cagliari alla Coppa Uefa dopo 21 anni
Amatissimo a Roma, squadra che ha allenato dal 1993 al 1996.
Indimenticabile la sua avventura al Brescia, dove Mazzone venne chiamato nel 2000 e insieme a lui Roberto Baggio, che al momento della firma con le rondinelle fece apporre sul contratto una clausola che gli avrebbe permesso di rescinderlo nel caso in cui Mazzone avesse cambiato squadra.
A Napoli è ricordato per una brevissima parentesi in panchina culminata con le dimissioni e la rinuncia ai compensi per le promesse disattese da parte della società azzurra nell’anno della sciaugurata retroscessione