Nell’attesa che Lukaku arrivasse a Ciampino, un gruppo numeroso di tifosi romanisti ha iniziato ad intonare cori razzisti contro Napoli e i napoletani. Ignoranza o invidia?
Imbecilli del genere mettono in mostra la loro pochezza ed indirettamente non fanno altro che esaltare il profilo culturale e sportivo di Napoli oltre a non rendere giustizia alla propria città d’appartenenza.
Ignoranza o invidia?
Non esistono giustificazioni, ma è ancora più assurdo e inconcepibile ascoltare “certi” cori contro la nostra città e il nostro popolo fuori contesto: Lukaku arriva a Ciampino e UN GRUPPO di tifosi della Roma dedicano il loro gentil pensiero ai napoletani cantando “Odio Napoli”.
Probabilmente molti diranno che è sbagliato dare rilevanza a persone (non una intera tifoseria, ma gruppi molto numerosi) che in altro modo difficilmente arriverebbero all’attenzione della gente. Quando si tratta di Napoli spesso siamo di fronte a due tipi di razzismo:
- Ottuso da stadio, spesso confuso in maniera sbagliata con i classici sfottò;
- “Reiterato”, probabilmente per motivi ben più profondi.
Volendo rimanere nel semplice “terreno di gioco”, probabilmente l’invidia gioca un ruolo fondamentale. Non bastano nomi altisonanti di allenatori e/o calciatori, l’internazionalizzazione del Napoli calcio è la chiave di lettura dell’era De Laurentiis e del trionfo a cui abbiamo assistito pochi mesi fa.
Parecchi “tifosi” della Roma, non tutti, accecati dall’invidia avranno pensato di dedicare un pensiero ai “cugini” partenopei e quindi il buon Angelo Forgione ha individuato la giusta chiave di lettura:
Euforia per l’arrivo di Mourinho e poi un sesto posto.
Euforia per l’arrivo di Dybala e ancora un sesto posto.
Euforia per Lukaku e..
“Odio Napoli” ma pensano “invidio Napoli”.
Nonostante possa essere il ragionamento del tifoso medio non ci sono comunque giustificazioni. Sottolineamo il fatto che cori di questo tipo, indirizzati a qualsiasi città, persona e tifoseria sono da condannare.
Evitiamo generalizzazioni che rafforzano stereotipi e pregiudizi. A prescindere da ogni tipo di colore e fede calcistica. Come detto tempo fa da una figura cara ai tifosi giallorossi: “Fair play, rispetto per l’avversario e cartellino rosso al razzismo, non devono essere parole, devono essere fatti”, Josè Mourinho.
Lo sport dovrebbe unire. Con la speranza che prima o poi qualcosa possa, davvero, cambiare.