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Campi Flegrei, l’Ingv: «Due scenari possibili: l’eruzione è il più critico oppure una crisi bradisismica come nell’82-84»

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Il presidente Carlo Doglioni in audizione alla Camera: «È impossibile pensare che i Campi Flegrei si spengano perché sono un vulcano»

Una eruzione ai Campi Flegrei non è improbabile, ma è uno dei due scenari nella possibile evoluzione del bradisismo. L’altro, quello più auspicabile, è che il sollevamento del suolo si fermi come avvenne alla fine del 1984. A confermare che la situazione flegrea è davvero preoccupante – anche dopo la scossa di magnitudo 4.2 di ieri 27 settembre, la più forte degli ultimi 40 anni – è il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia Carlo Doglioni, nel corso di una audizione alla commissione Ambiente della Camera.


I due scenari

Sono due i possibili scenari relativi all’evoluzione della situazione dei Campi Flegrei: il migliore è che la crisi di bradisismo in corso termini come era accaduto per quella del 1983-84, il peggiore è un’eruzione simile a quella del 1538. «È un’evoluzione che non conosciamo e che monitoriamo», ha detto ancora Doglioni: «Lo scenario meno critico è una situazione analoga alla crisi del 1982-84», una crisi bradisismica che «è durata 2 anni poi si è fermata», mentre «al momento lo scenario più critico è un’eruzione come quella del Monte Nuovo», del 1538, la più recente delle oltre 70 eruzioni esplosive avvenute nei Campi Flegrei. Un evento molto diverso da quello avvenuto 39.000 anni fa, quando l’eruzione liberò colate piroclastiche fino a 80 chilometri di distanza. Nel caso di un’eruzione, ha aggiunto il presidente dell’Ingv, «non sappiamo né quando né dove, potrebbe avvenire e, per quanto piccola, provocherebbe un disagio sociale». In ogni caso «è impossibile pensare che i Campi Flegrei si spengano perché sono un vulcano».


La preoccupazione

Doglioni ha detto chiaramente che i vulcanologi sono molto preoccupati perché le scosse sono in aumento. «È in corso anche oggi un altro sciame sismico, ieri abbiamo avuto l’evento più forte. Il bradisismo si è riattivato più di dieci anni fa, solo che la velocità con cui il suolo si sta innalzando sta aumentando. E questa velocità di innalzamento – spiega – produce la sismicità che conosciamo». Al momento «per quanto ne sappiamo il magma è ad una profondità di oltre 5-6 chilometri quindi distante dalla superficie anche se, nel caso dovesse trovare vie di fuga per una risalita, i tempi sarebbero estremamente rapidi, nell’ordine delle ore». Quindi «c’è da prestare massima attenzione a questo fenomeno. Stiamo verificando quale può essere la variazione dei gas emessi, significativa di una eventuale evoluzione. Chiaramente siamo estremamente preoccupati nel senso che è massima l’attenzione e quello che vedremo nelle prossime giornate ci dirà un po’ quello che è il trend. Anche se sono fenomeni che non si esauriscono nell’arco di pochi giorni».


«In questo momento non vediamo la fine»

«La nostra preoccupazione – ha aggiunto il presidente di Ingv – è legata sia alla sismicità, sia al fatto che queste temperature in particolari località potrebbero dare delle piccole esplosioni freatiche che non sono eruzioni di magma, ma è acqua che in questo stadio super critico può dare delle esplosioni. Quindi, considerato che negli ultimi mesi la sismicità non ha fatto altro che aumentare – sia in termini di numero di eventi, in questo momento non vediamo la fine».

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FONTE: CORRIERE DELLA SERA

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