Di seguito quanto riportato dal Corriere dello Sport
La forma di democrazia più alta per eleggere il numero uno dell’Associazione Italiana Arbitri: non più tramite la scelta politica dei responsabili di sezione, che oggi una volta in carica scelgono da soli il presidente nazionale con tutto ciò che ne consegue in termini di mercimonio di voti, bensì a suffragio universale, dando tutti gli associati maggiorenni la possibilità di esprimere una preferenza diretta. Avrebbero voce in capitolo più di 30 mila persone.
L’elezione diretta del presidente
È la rivoluzione preparata dal numero uno della Federcalcio, Gabriele Gravina, nata per esigenza (i nuovi principi informatori del Coni) ma divenuta un’occasione forse irripetibile per arginare una politicizzazione dilagante dentro un movimento arbitrale pieno di infiltrazioni, oggetto di costanti pressioni da parte dei club e dilaniato da lotte intestine acuite in seguito all’addio dell’ex presidente Trentalange e alla cacciata dall’ex procuratore arbitrale D’Onofrio, finito al centro di uno scandalo per traffico di stupefacenti. L’idea, inserita nel più ampio progetto di riforma federale che ha già vissuto uno step con l’approvazione del piano economico-finanziario, martedì passerà al vaglio del consiglio federale. La novità probabilmente verrà approvata a larghissima maggioranza, ma sta già creando ovvi malumori in seno alle forze di opposizione dell’Aia e aprirà l’ennesimo fronte con la Serie A, che sta studiando un progetto di autonomia ricordando come una delle richieste sia proprio la fuoriuscita dell’Aia dal sistema federale (modalità tutte da chiarire). Il percorso elettorale delle varie sezioni era stato già sospeso da Gravina a fine marzo proprio in virtù dell’adeguamento normativo.
Designatore in carica due anni
C’è poi un’altro aspetto, anche questo di fortissimo impatto: l’estensione a due anni del mandato degli organi tecnici dal 2025-26. Prendiamo il caso del designatore della CAN: un incarico attualmente di durata annuale, già in bilico e “a scadenza” fin dal primo giorno di lavoro con tutto ciò che ne consegue in termini di pressioni, equilibri sottili e attacchi su più fronti. Il nuovo Rocchi sarebbe così blindato per due stagioni anziché una, potendo anche programmare un certo tipo di lavoro a medio termine.
Il caso Orsato
I nuovi principi informatori prevedono tra l’altro che i candidati oltre il terzo mandato consecutivo, come avverrà pure per i presidenti federali dopo le Olimpiadi di Parigi grazie alla nuova legge, «sono eletti a condizione che conseguano un numero di voti pari ai due terzi dei voti validamente espressi». In questo modo la Federcalcio si è adeguata anche al concetto di una maggiore democratizzazione dei processi elettivi, particolarmente sentito dal governo e dal ministero per lo Sport. Di sicuro, il sistema arbitrale chiedeva stabilità e armonia dopo una stagione costellata da polemiche ed errori. Un certo malessere, del resto, è avvertito dagli stessi protagonisti che la domenica scendono in campo. «Orsato mi ha evidenziato legittimamente un’insicurezza nell’arbitrare certe partite, perché puntualmente il conflitto di politica interna all’associazione genera tensioni che ricadono sugli arbitri» spiegò Gravina al termine dell’ultimo consiglio federale