Riconquista feroce del pallone, dominio del campo attraverso ordine e resistenza. Ma gli servono difensori di livello
Per immaginare il lavoro di Antonio Conte a Napoli conviene partire da questo dato: quando ha vinto il campionato, al Bari e al Chelsea, alla Juve e all’Inter, per l’esattezza sei volte in carriera, la difesa delle sue squadre ha chiuso al primo posto in quattro occasioni, al secondo nelle altre due. In Serie B fece meglio il Parma (34 a 35), con la Juve e l’Inter sempre la miglior difesa, nell’anno del Chelsea solo il Tottenham subì meno reti. Ecco, se il Napoli quest’anno è stato schiantato dal peso di quasi 50 gol il prossimo anno, con Conte (se ci sarà Conte) questo difetto sarà abbondantemente limato. Il dato iniziale però non deve trarre in inganno, o almeno non del tutto. Le squadre del tecnico salentino sono rocciose, toste, dure come pietre, ma hanno anche buone qualità offensive, seppure le cifre non siano dello stesso tenore della difesa. La prima Juve di Conte, che vinse lo scudetto con un organico non certo di primissimo livello, segnò solo sei gol in meno del Milan; la seconda Juve due in meno del Napoli e uno in meno della Fiorentina; la terza (2013-14), quella di Pirlo, Pogba, Llorente e Tevez, fece più gol di tutte, così come l’Inter di Lautaro Martinez e Lukaku che insieme arrivarono a quota 41 e la squadra, tutta insieme, raggiunse la bellezza di 87 reti.
Kvara, Osimhen e…
Il mercato deve ancora iniziare, come del resto non è ancora giunta la certezza di Conte sulla panchina del Napoli, ma se davvero succede allora bisogna ragionare anche sulla coppia di attaccanti, i due che potrebbero avvicinarsi a Lautaro-Lukaku. Le punte del Napoli attuale hanno caratteristiche fisiche e tecniche diverse da quelle dell’Inter, nessuno ha il fisico potente di Lukaku che Conte, per far salire la squadra, serviva con lanci lunghi dalla difesa facendogli girare intorno Lautaro. Spizzata e via. Da allora però le idee dell’ex ct della Nazionale si sono evolute in base anche alle doti dei suoi giocatori. Quando è andato al Tottenham, stagione 2021-22, per sostituire Nuno Espirito Santo a inizio novembre, ha trovato in attacco Kane e Son a cui spesso ha aggiunto l’ex juventino Kulusevski in un tridente di gran peso tecnico e atletico. Quell’anno Kane ha segnato 27 gol, Son 23, Kulusevski 5 ma solo perché è arrivato a gennaio. Tutto dipenderà dalla posizione in cui il futuro allenatore napoletano farà giocare Kvara, alla Perisic (a tutta fascia, per intendersi) o alla Kulusevski.
Conte, ritmo e aggressività
Cambiano certi aspetti, ma non l’idea di base di Conte. Ritmo, aggressività, anzi, di più, ferocia nel recupero palla, resistenza fisica. Un calcio efficace e ossessivo. Ha l’abitudine di spingere le sue squadre oltre ogni limite, pretende il massimo sul piano dell’applicazione senza concedere deroghe. Non sarà un Napoli simile a quello di Spalletti, che rubava l’occhio appena entrava in campo, ma di quella squadra avrà lo stesso ordine e la stessa voglia di attaccare l’avversario. Lo farà con meno palleggio e più intensità, con lo sguardo rivolto anche alla propria porta. Sarà diverso il modo di difendersi ma l’obiettivo finale resta lo stesso: il Napoli di Spalletti ha chiuso il campionato col miglior attacco e anche con la miglior difesa, meglio non dimenticarlo. In ogni caso, se uno pensa al Napoli appesantito e imborghesito di questa stagione, ecco, il prossimo avrà un’altra immagine. E il fatto che con il pari di ieri gli ex campioni d’Italia siano definitivamente fuori delle coppe europee potrebbe non essere un male: si riparte da zero, tabula rasa e palla a Conte. Al quale serviranno però giocatori di spessore internazionale per far risalire questa squadra, serviranno soprattutto rinforzi veri in difesa. È da lì che nasce tutto. Certo, non potrà avere più i suoi Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini, perché giocatori così ora ce l’hanno solo Real Madrid, Manchester City e pochi altri club al mondo, ma il punto d’arrivo, se De Laurentiis prende davvero Conte, non può essere che quello